LA PROFONDITÀ DEL SACRIFICIO E DELLA SCOPERTA

La Profondità del Sacrificio e della Scoperta: 


Meno di una Settimana alla Spartan Race Ultra: 

Mancano pochi giorni. Meno di una settimana. Se anche tu hai dovuto affrontare un'impresa sportiva più grande di te, probabilmente sai esattamente cosa significa questo conto alla rovescia. 

Non si tratta solo di chilometri o ostacoli, ma del culminare di mesi di dedizione, impegno e fatiche. 

La Spartan Race Ultra non è una gara qualsiasi; è un viaggio negli abissi della resistenza, è un test che promette di svelare strati di te che probabilmente non sapevi esistessero.

Mentre le ore scorrono, l'aria si riempie di un misto di eccitazione palpabile e un'ansia sottile, quasi reverenziale. Ogni corsa, ogni allenamento, ogni test eseguito, ogni salita percorsa, tutto si condensa in questi ultimi, preziosi giorni. 

Questa non è solo una sfida fisica, è un dialogio interiore profondo che ti porta a confrontarti con i tuoi limiti e, cosa più importante, con la tua presunta capacità di superarli.


La Natura del Sacrificio: da Pess a Capitan Pess 

Il concetto di sacrificio è intrinseco a ogni preparazione per un'Ultra. Non parliamo di privazioni inutili, ma di scelte consapevoli. Sacrifici di tempo, di energia, di comodità. Ogni alba o tramonto trascorso correndo, ogni muscolo indolenzito che urlava pietà, ogni dettaglio preparato nel tentativo di raggiungere una condizione ottimale, sono tasselli di un mosaico che sta per essere completato. 

Questo sacrificio, però, non è mai stato una perdita. È un investimento. Un investimento in te stesso, nella tua resilienza, nella tua forza mentale. Ed è in questi investimenti che si trova la vera profondità.

È nel momento in cui la tua mente ti implora di fermarti, ma il tuo corpo, temprato da innumerevoli ore di sforzo, continua ad andare avanti, che comprendi il valore del tuo impegno. Ogni singolo respiro durante la gara sarà un promemoria di ogni sacrificio, e ti darà la forza per affrontare l'ostacolo successivo.


La Scoperta di Sé nell'Ultra

L'Ultra è un ambiente brutale, un amplificatore di debolezze e punti di forza. È lì, tra fango, corde, muri, salite, pesi da trasportare e chilometri infiniti, che la maschera cade. Non puoi fingere. Non puoi nasconderti. Ti trovi faccia a faccia con la tua autenticità più cruda.

Quando il corpo è esausto e la mente è spinta al limite, emergono domande fondamentali: Perché lo sto facendo? Quanto sono disposto a spingermi oltre? Cosa sono capace di sopportare? Le risposte non arrivano in un'illuminazione improvvisa, ma si manifestano attraverso l'azione: ogni passo in più, ogni ostacolo superato, diventa una rivelazione.

Sarà un viaggio attraverso la solitudine, anche se in partenza sarai circondato da centinaia di altri atleti. Una solitudine forzata ma necessaria in cui potrai ascoltare e connetterti con la tua voce interiore che ti guiderà attraverso le difficoltà. E quando ti fermerai, esausto ma incredibilmente vivo, non avrai solo completato una gara. Avrai completato un ciclo di trasformazione, svelando una versione di te stesso più forte, più consapevole e profondamente radicata nella propria capacità di affrontare l'ignoto, le immense fatiche, la scomodità e il disagio più estremo.

Quindi, mentre i giorni scorrono, non pensare solo agli ultimi allenamenti o all'attrezzatura. Pensa al significato più profondo di ciò che stai per fare. Abbraccia l'ansia, trasformala in energia ed entusiasmo.

E preparati a scoprire non solo se o quanto sei forte, ma chi sei veramente.


Pess




È NATO PRIMA L'UOVO O LA GALLINA?

L'Enigma Risolto: È Nato Prima l'Uovo o la Gallina?

Per secoli, questa domanda ha stuzzicato le menti di filosofi, scienziati e curiosi: 

è nato prima l'uovo o la gallina? 

Un vero e proprio rompicapo, spesso usato per indicare un dilemma irrisolvibile. Ma cosa dice la scienza a riguardo? 

Ebbene, preparatevi, perché la risposta è più chiara di quanto si possa pensare.


La Risposta Scientifica: L'Uovo Batte la Gallina

Contrariamente all'intuizione popolare, la scienza propende chiaramente per l'uovo. 

Sì, avete letto bene. L'uovo, dal punto di vista evolutivo, è venuto prima della gallina così come la conosciamo oggi.

Per capire il perché, dobbiamo fare un breve viaggio nel tempo, nel fantastico mondo dell'evoluzione.


Un Viaggio nell'Evoluzione: Il Punto di Svolta

Le galline moderne (Gallus gallus domesticus) non sono apparse dal nulla. Sono il risultato di milioni di anni di piccole, progressive modifiche genetiche. Immaginate una lunga linea di uccelli che si sono riprodotti di generazione in generazione. Ogni nuovo nato era leggermente diverso dai suoi genitori a causa di minuscole mutazioni nel suo DNA.

Ad un certo punto di questa catena evolutiva, un uccello che era quasi una gallina, ma non del tutto (chiamiamolo un "proto-gallina"), depose un uovo. All'interno di quell'uovo, grazie a una di quelle cruciali e fortuite mutazioni genetiche, si sviluppò un embrione con il corredo genetico della prima vera gallina.

Quando quell'uovo si schiuse, nacque la prima gallina del mondo. Ecco perché, logicamente e scientificamente, l'uovo (che conteneva la prima gallina) deve essere venuto prima della gallina stessa.


Il Dettaglio Cruciale: La Definizione di "Gallina"

La chiave per risolvere questo enigma sta nella definizione.

Se per "gallina" intendiamo la specie specifica Gallus gallus domesticus, allora l'uovo che ha prodotto il primo individuo di questa specie deve averla preceduta. L'uovo non doveva essere deposto necessariamente da una "gallina" già esistente, ma da un suo antenato molto prossimo.


Quindi, addio al paradosso?

In un certo senso, sì. 

Dal punto di vista scientifico, il paradosso si dissolve. Non si tratta di un ciclo infinito senza inizio, ma di un processo evolutivo lineare.

La prossima volta che qualcuno vi porrà questa annosa domanda, avrete la risposta scientifica pronta: è nato prima l'uovo! Me l'ha detto Capitan Pess!

Un uovo deposto da un uccello non ancora del tutto una gallina, ma che conteneva la promessa, e il DNA, della primissima gallina.

E voi, conoscevate già questa spiegazione?


Capitan Pess 





LA NASCITA DELLA GUIDA MICHELIN

La Nascita della Guida Michelin


Mentre cambiavo distrattamente canale sul televisore alla ricerca di un programma che potesse tenermi compagnia come sottofondo durante la preparazione della cena, non ho potuto fare a meno di notare come oggi le repliche dei vari programmi di cucina siano ancora fortemente in voga.

Questo pensiero mi ha fatto scattare una domanda:

Com'è nata la rinomata guida Michelin?

Ebbene, se anche tu te lo stai chiedendo, provo a spiegartelo in questo articolo;


Da Utensile per Ciclisti a Bibbia della Gastronomia

Oggi la Guida Michelin è universalmente riconosciuta come il riferimento più autorevole nel mondo dell'alta cucina, un vero e proprio sogno per chef e ristoratori di tutto il mondo. Ma pochi sanno che le sue origini sono ben lontane dai tavoli stellati e dai raffinati manicaretti. La storia della Guida Michelin è un affascinante viaggio che inizia alla fine del XIX secolo, legato a filo doppio con l'avvento dell'automobile.


Un Inizio Inaspettato: Promuovere la Mobilità

Siamo nel 1900. I fratelli André e Édouard Michelin, fondatori dell'omonima azienda di pneumatici in Francia, si trovarono di fronte a una sfida non da poco: c'erano pochissime auto in circolazione e, di conseguenza, la domanda di pneumatici era estremamente bassa. Come potevano incentivare l'acquisto di automobili e, con esse, l'uso dei loro prodotti?

La loro intuizione fu geniale nella sua semplicità: se avessero reso i viaggi in auto più facili e piacevoli, la gente avrebbe guidato di più. E così, decisero di creare una piccola guida gratuita per gli automobilisti. Un vero e proprio manuale di viaggio.

Cosa conteneva questa prima edizione della Guida Michelin? Informazioni pratiche e indispensabili per i pionieri dell'automobilismo:

 * Mappe stradali: all'epoca, le mappe erano spesso imprecise o inesistenti.

 * Elenchi di meccanici e benzinai: trovare assistenza per l'auto era un'impresa.

 * Informazioni su hotel e ristoranti: luoghi dove riposare e rifocillarsi durante i lunghi e avventurosi viaggi.

 * Consigli per la manutenzione dell'auto: suggerimenti per mantenere il veicolo in buone condizioni.

L'idea era di offrire un compagno di viaggio indispensabile, incoraggiando le persone a mettersi in strada, consumando così i pneumatici e creando un mercato per l'azienda Michelin.


La Svolta Gastronomica: Dalle Informazioni Pratiche alle "Stelle"

Per circa due decenni, la Guida Michelin continuò a essere distribuita gratuitamente, concentrandosi principalmente sulle informazioni pratiche per gli automobilisti. Tuttavia, i fratelli Michelin si resero conto che la sezione dedicata a hotel e ristoranti era particolarmente apprezzata.

La svolta avvenne nel 1920. Fu allora che decisero di dare una nuova direzione alla Guida, rendendola a pagamento e, soprattutto, introducendo un sistema di valutazione per i ristoranti. Inizialmente, la valutazione si basava su un semplice sistema di una, due o tre stelle, che all'epoca non aveva ancora il significato odierno. Il concetto di "stella" come simbolo di eccellenza culinaria si affermò gradualmente negli anni successivi.

Nel 1926, la stella singola fu introdotta per indicare un "ottimo ristorante", mentre negli anni '30 si definirono le famose tre categorie di stelle:

 * Una stella: "Ottima cucina nella sua categoria".

 * Due stelle: "Cucina eccellente, merita una deviazione".

 * Tre stelle: "Cucina eccezionale, merita un viaggio speciale".

Questo sistema di valutazione, che divenne il cuore della Guida, fu affidato a ispettori anonimi e indipendenti, una pratica che ancora oggi garantisce l'imparzialità e il prestigio delle valutazioni Michelin. Gli ispettori, veri e propri detective del gusto, visitano i ristoranti in incognito, pagano il conto e valutano l'esperienza nel suo complesso: qualità degli ingredienti, maestria dei sapori e delle tecniche di cottura, personalità dello chef nella cucina, rapporto qualità-prezzo e costanza nel tempo.


L'Eredità della Guida Michelin

Dalla sua umile nascita come strumento per vendere pneumatici, la Guida Michelin è evoluta fino a diventare il metro di giudizio più ambito nel mondo della ristorazione. Ha influenzato in modo significativo lo sviluppo dell'alta cucina, spingendo chef e ristoratori a perseguire l'eccellenza, l'innovazione e la perfezione.

Oggi, ricevere una stella Michelin può cambiare la vita di un ristorante e del suo chef, portando fama, prestigio e un'affluenza di clienti. Al contempo, la perdita di una stella può essere un duro colpo. La pressione è immensa, ma è proprio questa costante ricerca della perfezione che continua a elevare gli standard gastronomici a livello globale.

In definitiva, la storia della Guida Michelin è la testimonianza di come un'intuizione legata al marketing possa trasformarsi in un'istituzione culturale, capace di definire e plasmare un intero settore. Un viaggio affascinante, che dalla polvere delle strade ha portato direttamente alle vette più alte dell'arte culinaria.


Capitan Pess






QUEL GIOCATTOLO MAI AVUTO

Un Viaggio nel Tempo tra Desideri Infranti e Soddisfazioni Adulte

C'è qualcosa di profondamente umano nel desiderio, soprattutto quando nasce nell'infanzia. 

Tutti noi abbiamo un'immagine, un ricordo vivido di quel particolare capo di abbigliamento, quell'oggetto, o persino quel gioco che desideravamo più di ogni altra cosa da bambini, ma che per un motivo o per l'altro non abbiamo mai potuto avere. 

Per alcuni era la bambola più costosa, per altri un set di costruzioni introvabile, e per me, dopo averli consumati in tutti i bar della mia zona (quando ogni partita andava pagata la bellezza di 200 lire), l'apice della felicità ludica: un cabinato arcade.


L'Eco di un Desiderio Infranto

Quel desiderio irrealizzato non svanisce semplicemente con il passare degli anni. Al contrario, si annida in un angolo della nostra memoria, una sorta di eco silenziosa che può riaffiorare in momenti inaspettati. 

Non si tratta di una ferita aperta, ma piuttosto di un piccolo "vuoto" che la psiche infantile ha registrato. Questo vuoto non è necessariamente negativo; può diventare un motore, una spinta, anche se inconscia, che ci accompagna nell'età adulta.

Quando eravamo bambini, la frustrazione di non poter avere ciò che desideravamo era tangibile e spesso dolorosa. Non avevamo il potere d'acquisto, le capacità per ottenerlo da soli, o semplicemente le circostanze non lo permettevano. 

Queste esperienze, seppur apparentemente minori, contribuiscono a plasmare la nostra comprensione del mondo, dei limiti e delle possibilità.

La Compensazione Adulta: Non Solo un Acquisto, ma un Rito

Ora, da adulti, la situazione è ribaltata. Abbiamo le risorse, la libertà e l'autonomia per esaudire quei vecchi desideri. 

E così, ci troviamo a comprare quel cabinato arcade, quella macchina fotografica vintage, il nostro vecchio bomber con il quale siamo cresciuti o quel set completo di fumetti che un tempo erano solo sogni lontani. 

Ma è davvero solo un semplice acquisto?

Assolutamente no. 

Questo atto di compensazione è molto più di una transazione commerciale. È un vero e proprio rito di passaggio, un momento in cui l'adulto incontra il bambino che è stato. Non si tratta solo di possedere l'oggetto fisico; si tratta di riempire quel vuoto, di chiudere un cerchio. C'è un senso di vittoria, di auto-affermazione, nel poter finalmente dire: "Ce l'ho fatta. Questo è mio."

Aspetti Psicologici di un Desiderio Appagato

Da un punto di vista psicologico, questo comportamento è affascinante e ricco di sfumature:

 * Riparazione Emotiva: Acquistare l'oggetto del desiderio infantile può essere una forma di riparazione emotiva. È come se stessimo consolando il nostro io bambino, dicendogli che, dopotutto, i suoi desideri contano e possono essere realizzati. Questo può portare a un senso di completezza e appagamento.

 * Affermazione di Autonomia e Potere: Da bambini eravamo dipendenti e senza potere decisionale su molti aspetti della nostra vita. Da adulti, poter finalmente scegliere e ottenere ciò che si desidera, specialmente qualcosa di così profondamente radicato, è una potente affermazione della nostra autonomia e del nostro potere personale.

 * Nostalgia e Ritorno all'Innocenza: Questi oggetti sono spesso veicoli di nostalgia. Ci trasportano indietro nel tempo, a un'epoca più semplice, forse più innocente. Giocare con il tuo cabinato arcade non è solo premere pulsanti; è rivivere frammenti di un'infanzia, rievocare sensazioni e ricordi sopiti. È un modo per riconnettersi con il proprio sé autentico, con la gioia pura e non filtrata che provavamo da piccoli...e credetemi, è proprio così! 😃

 * Riflessione sul Valore: La ricerca e l'ottenimento di questi oggetti ci spingono a riflettere sul valore che attribuiamo alle cose. Non si tratta solo del valore monetario, ma del valore emotivo, simbolico e personale. Ci interroghiamo su cosa sia realmente importante per noi e su come i nostri desideri si siano evoluti (o meno) nel tempo.

 * Accettazione e Consapevolezza: Infine, c'è un aspetto di accettazione. Riconosciamo quel desiderio infantile, lo accogliamo e decidiamo consapevolmente di appagarlo. Questo atto può portare a una maggiore consapevolezza di sé, delle proprie motivazioni e del proprio percorso di vita.

Il cabinato arcade non è solo un pezzo di arredamento o un passatempo. È un simbolo. È la testimonianza di un desiderio coltivato nel tempo, di una crescita personale e della capacità di un adulto di onorare il bambino che è stato. È la dimostrazione che a volte, i sogni di un tempo possono diventare le gioie più concrete del presente.

Scusate ma adesso mi stanno aspettando i miei amici e no, non sto piangendo, mi è solo arrivato uno Shoryuken di Ryu di Street Fighter nell'occhio...


E tu, hai mai appagato un desiderio infantile che ti portavi dietro da una vita?


Capitan Pess





IL MIO MEMENTO MORI

Il mio memento mori personale: perché porto un anello con il teschio

Se mi conoscete, avrete probabilmente notato l'anello con il teschio che porto quasi sempre al dito. Anche se ho una passione mal celata per il mondo dei pirati, questa non è una scelta di moda, né tantomeno un vezzo gotico. 

Per me, questo anello è un costante memento mori.

Ma cos'è il memento mori? 

È una locuzione latina che significa "ricorda che devi morire" (...anche se può sembrare, no...non è una citazione del film "non ci resta che piangere" 😁).

Può sembrare macabro a prima vista, ma il suo significato è tutt'altro che lugubre. In molte culture e filosofie, dal buddhismo allo stoicismo, l'idea di contemplare la propria mortalità non è un invito alla depressione, ma un potente sprone a vivere pienamente.

Perché un teschio, vi chiederete? 

Il teschio è forse il simbolo più universale e riconoscibile della morte, un richiamo diretto alla nostra effimera esistenza. Non è un invito a temere la fine, ma a riconoscere la sua inevitabilità.

In ambito piratesco invece trova un parallelismo con i diversi disegni raffigurati sui Jolly Roger, ovvero le bandiere esposte sui galeoni che rappresentavano una sorta di stemma di riconoscimento.

Ogni volta che il mio sguardo cade sull'anello, mi vengono in mente alcune verità fondamentali:

 * Il tempo è prezioso e limitato: Questa vita non è infinita. Sapere che ogni giorno è un dono mi spinge a non sprecarlo, a dedicare il mio tempo a ciò che conta davvero, alle persone che amo, ai miei sogni e alle mie passioni.

 * Vivi il presente: Spesso ci perdiamo nell'ansia per il futuro o nel rimpianto per il passato. Il memento mori mi ricorda che l'unico momento che abbiamo veramente è quello attuale. Mi incoraggia a essere più consapevole, più presente e a trovare gratitudine nelle piccole cose.

 * Lascia un segno positivo: Se la nostra esistenza è finita, che tipo di eredità voglio lasciare? Questo mi spinge a essere una persona migliore, a contribuire in modo significativo al mondo, a trattare gli altri con gentilezza e rispetto.

 * Non procrastinare la felicità: Quante volte rimandiamo le cose che desideriamo fare, aspettando il "momento giusto"? Il mio anello mi sussurra che il momento giusto è adesso. Se c'è qualcosa che voglio realizzare, un viaggio da fare, una parola da dire, non dovrei aspettare.

Lungi dall'essere un promemoria triste, il mio anello con il teschio è un simbolo di vita

È un promemoria costante che la consapevolezza della morte può essere una delle forze più vitali che esistano, spingendoci a vivere con maggiore intenzione, gratitudine e pienezza.

Oltretutto questo anello per me ha anche un altro significato dal valore speciale e simbolico ma questa cari amici, è tutta un'altra storia...

E voi? Avete un vostro personale memento mori? Un oggetto, una frase, un rituale che vi ricorda la preziosità del tempo?


Capitan Pess





VITTORIA EPICA AL QUIZ CULINARIO

"Volevo ringraziare tutte le schizzate di unto che ho fatto nel mio passato per arrivare a conquistare questo importante traguardo"


Cronache di una Vittoria Epica e leggendaria:

Ascoltate, o abitanti del villaggio e genti del mondo intero, la saga incredibile, la narrazione senza pari, del giorno in cui l'oscurità fu sconfitta… o almeno, l'ignoranza culinaria fu messa al tappeto! 

Ieri sera, mentre la luce fioca del proiettore illuminava l'arena del quiz del villaggio vacanza dove sto soggiornando con i miei figli, una battaglia epica si svolgeva, non con spade e scudi, ma con domande a scelta multipla e un'ansia crescente da "qual è il piatto tipico di Pechino?".

Sì, miei prodi, parlo del Quiz Culinario del villaggio, una prova di ingegno e conoscenza gastronomica che ha visto ben 144 anime coraggiose scendere in campo, armate di smartphone e una sete insaziabile di vittoria (e probabilmente di spritz).

E tra questa folla brulicante di presunti chef e semplici buongustai (con un occhio sempre fisso al buffet), c'era lui. Il sottoscritto. Non un eroe muscoloso, non un saggio barbuto, ma un umile mortale con una improbabile conoscenza sorprendentemente profonda sui tempi di cottura dell'uovo sodo, sullo scamone e sulle differenze tra la besciamella e la crema pasticcera.

Le domande volavano come frecce avvelenate: "Quali sono gli ingredienti della mitica pasta con le sarde?", "qual è il nome alternativo della cotoletta alla milanese?", "come si cucinano i nachos? E i ravioli cinesi?"

Ogni risposta corretta era un piccolo passo verso la gloria, ogni errore un sussulto al cuore e un'occhiata furtiva al vicino per vedere se anche lui aveva sbagliato (e di solito sì).

Mentre i contendenti faticavano a rispondere correttamente e cadevano come mosche (o, più appropriatamente, come soufflé mal riusciti), io resistevo. 

Non senza qualche incertezza, intendiamoci. Ci sono stati momenti di puro terrore, come quando è arrivata la domanda sulla pasta alla carrettiera. 

Ho sudato freddo, ho rivisto la mia intera esistenza culinaria passarmi davanti agli occhi, ma alla fine, con un colpo di genio (o di fortuna sfacciata), ho azzeccato la risposta.

E così, domanda dopo domanda, tra "A", "B", "C" e la tentazione irresistibile di scegliere sempre la risposta più dettagliata" (di solito nei test è quasi sempre quella giusta), sono arrivato alla ventesima e ultima domanda. 

Il silenzio nell'arena era così denso che si poteva tagliare con un coltello da chef ben affilato. Le luci dei cellulari brillavano come stelle cadenti, o forse erano solo i riflessi sui bicchieri di chi ormai aveva perso le speranze e si dedicava al bicchiere.

E poi, la classifica...in ordine decrescente.

Ovviamente i miei poveri occhi da chef consumato non mi permettevano di vedere il mio nome tra quelli che scorrevano nella classifica finale, fino ad arrivare ai primi 10.

Poi i primi 5 e il mio nome ancora non era conoarso.

Poi i primi due e finalmente eccomi li, in finale a giocarmi la vittoria con un altro povero concorrente ignaro della sua imminente delusione...e poi, finalmente il verdetto. 

La voce del capo animatore/presentatore, possente come un uragano, ha risuonato nell'aria: "Il vincitore... Ottenendo il punteggio più alto con 18 risposte esatte su 20... è... IL QUIZMASTER SUPREMO DEL FORNELLO!" (Ok, non ha detto esattamente così, ma nella mia mente è risuinato più o meno in questo modo...)

ilPess!!!!!

Sì, miei cari, ero io. Il campione incontrastato. L'unico sopravvissuto al massacro culinario. Ho alzato il pugno al cielo, non per arroganza, ma per pura e semplice gioia di non aver fatto una figuraccia. 

Sono sceso trionfante dall' arena per raggiungere il capo animatore tra una moltitudine di applausi, per ricevere una breve intervista e per ritirare ovviamente il premio del vincitore.

Quale premio ti starai chiedendo? 

Un buono per una pizza gratis alla pizzeria del villaggio e, cosa più importante, la consapevolezza di aver dimostrato che la mia conoscenza della cucina non si limita a saper scaldare una pizza surgelata.

Quindi, la prossima volta che vi incontrerò al mercato, non esitate a farmi domande sul metodo perfetto per fare il brodo o sulla differenza tra un risotto alla milanese e uno alla pescatora. Perché, come ho imparato ieri sera, la conoscenza è potere. Soprattutto quando c'è di mezzo il cibo.

La lezione che indirettamente ho cercato di fare apprendere a tutti i miei sfidanti e più in generale a tutti i vacanzieri ospiti del villaggio è che un cialtrone vero quando vede la possibilità di scroccare una pizza non fa sconti a nessuno per emergere e battere la concorrenza.

E ora, se volete scusarmi, credo di essermi meritato un po' di relax, dopotutto, anche i campioni hanno bisogno di riposo. 😜


Capitan Pess




Spartan Race Ultra: un'epica sfida tra le Alpi!

Ultra Spartan Race di Morzine: Un'Epica Sfida tra le Alpi!


Il 4 luglio si avvicina e con esso l'adrenalina sale per l'attesissima Spartan Race Ultra di Morzine!

Questa non è una gara qualsiasi; per me e il mio compagno di squadra Luca Fioretti è una sfida epica che metterà a dura prova la nostra resistenza fisica e mentale nel cuore delle Alpi francesi. 

Se anche tu ti stai preparando per affrontare questa impresa, o semplicemente sei curioso di capire cosa significhi un' Ultra Spartan Race, continua a leggere.

Cos'è la Spartan Ultra?

La Spartan Ultra è la distanza più lunga e impegnativa nel mondo Spartan. Non si tratta di una corsa a tempo, ma di un'endurance race che prevede più di 50 chilometri di percorso, più di 3000 mt di dislivello positivo e oltre 60 ostacoli. 

A Morzine, questo si traduce in salite estenuanti, discese tecniche e ostacoli iconici che metteranno alla prova ogni muscolo del corpo. 

Immagina di correre tra sentieri di montagna, superare pareti di diverse misure, trasportare pesi, strisciare nel fango e nuotare in laghi di alta quota, il tutto con la maestosità delle Alpi come sfondo.

Morzine: Lo Scenario Perfetto per un'Ultra

Morzine, situata nel cuore della regione dell'Alta Savoia, è una località rinomata per gli sport all'aria aperta. Il suo terreno montuoso e i panorami mozzafiato la rendono la cornice ideale per una Spartan Race Ultra. Le montagne offriranno un test implacabile per le nostre povere gambe, mentre il dislivello accumulato ci farà sentire ogni metro percorso...e saremo anche più vicini al cielo per invocare l'aiuto dei santi.

Ma non c'è da preoccuparsi, ogni goccia di sudore sarà ricompensata dalla bellezza selvaggia di un paesaggio mozzafiato.

Preparazione: La Chiave del Successo

Affrontare un'Ultra richiede una preparazione meticolosa. Non basta essere un buon corridore o forte negli ostacoli; serve una combinazione di entrambi, unita a una resistenza mentale inossidabile.

 * Allenamento specifico: se dovessi cimentarti in una sfida simile, concentrati su lunghe corse in montagna, simulando il più possibile il terreno di Morzine. Includi esercizi di forza per tutto il corpo, con particolare attenzione a gambe, core e parte superiore del corpo. Non dimenticare l'allenamento per la presa, fondamentale per molti ostacoli.

Per quanto mi riguarda, non avendo mai corso nemmeno una maratona e vivendo in pianura ho iniziato a macinare km in pianura per poi aggiungere del dislivello nella parte finale della preparazione in modo da abituarmi ai terreni e alle salite di montagna.

 * Nutrizione e idratazione: In una gara così lunga, ciò che mangi e bevi prima e durante la corsa farà la differenza. Sperimenta strategie di alimentazione e idratazione durante i tuoi allenamenti lunghi per trovare ciò che funziona meglio per te.

Io opterò per gel e barrette per aggiungere carboidrati, acqua e bevande isotoniche per reintegrare i liquidi persi.

 * Strategia di gara: Suddividi la gara in segmenti gestibili. Non partire troppo forte. L'Ultra è una maratona, non uno sprint. Gestisci le tue energie e preparati ad affrontare momenti di crisi; ce ne saranno diversi e avranno il loro peso.

La mente sarà la tua arma più potente perché quando il corpo ti urlerà di fermarti, sarà lei a farti scegliere di non ascoltarlo e a farti andare avanti.

 * Attrezzatura: Scegli scarpe da trail running adatte al terreno montuoso e abbigliamento tecnico che ti mantenga asciutto e comodo per ore. Un camel bag o uno zainetto idrico sarà indispensabile e obbligatorio per portare acqua, gel, barrette e tutto il necessario per compiere questa impresa sportiva più simile ad un viaggio che ad una gara.

La Mentalità del "Mai Mollare"

Più che la forza fisica, è la tua determinazione a portarti al traguardo di un'Ultra. Ci saranno momenti in cui il tuo corpo cercherà di fermarti, in cui ogni ostacolo sembrerà insormontabile. 

È in quei momenti che dovrai attingere alla tua forza interiore, ricordando il motivo per cui hai iniziato questa avventura. Ogni passo, ogni ostacolo superato, ti avvicinerà a un traguardo che non è solo fisico, ma anche un'enorme vittoria personale.

Per questo motivo, stavolta non correrò per una medaglia.

Correrò per onorare e dare il giusto valore al fuoco che mi brucia dentro

E come dice il mio vecchio saggio Aldorock:

 "fatti coraggio uomo, questa è la strada che ti riporta a casa"


Hai qualche domanda specifica sulla preparazione o sulla gara? Fammelo sapere nei commenti!


Capitan Pess











LA CRESCITA ESPONENZIALE: PERCHÉ ALCUNI LAVORI CI FANNO PROGREDIRE ED ALTRI NO

​Quando pensiamo al nostro lavoro, spesso lo vediamo solo come un mezzo per guadagnare. Ma se ci fermiamo a riflettere, ci rendiamo conto ch...