Viviamo in una società che ama la precisione assoluta. Nelle materie scientifiche, questa certezza è fondamentale: un processo chimico ha una purezza del 99,9%, la temperatura dello zero assoluto è un dato definito, il successo di un esperimento è misurato con esattezza.
Ma la vita vera, quella che viviamo tutti i giorni, non ha la stessa precisione. È un territorio di sfumature, un'infinita scala di grigi che si estende tra il bianco accecante del "tutto" e il nero profondo del "niente".
La trappola degli assoluti: "mai" e "sempre"
Quando ci lasciamo andare a frasi come "non succederà mai" o "sarà sempre così", cadiamo in una trappola mentale. Ci convinciamo che la realtà sia statica, immutabile, prevedibile. Ma la vita ci insegna costantemente il contrario. Quel progetto che credevamo destinato al fallimento "non succederà mai" trova un inatteso spiraglio. Quella felicità che pensavamo "durerà per sempre" subisce una piccola crepa.
Non esistono condizioni eterne, e le persone non sono mai totalmente buone o totalmente cattive. Chi è oggi un amico fidato potrebbe domani rivelarsi diverso, e chi oggi è un avversario potrebbe sorprenderti. La vita, infatti, è un'orchestra di possibilità, non una singola nota.
La bellezza del "non c'è mai tutto e non c'è mai niente"
Questo è forse il concetto più liberatorio di tutti. In ogni situazione, per quanto difficile, non c'è mai niente da cui non si possa imparare o ripartire. Anche il fallimento più grande lascia dietro di sé una lezione preziosa, un pezzo di conoscenza che prima non avevi.
Allo stesso modo, anche nel momento di massimo successo e felicità, non c'è mai tutto. C'è sempre qualcosa che manca, un piccolo difetto, una sfida inaspettata. E questo non è un male, anzi. È ciò che ci tiene con i piedi per terra, che ci spinge a continuare a cercare, a crescere, a non dare nulla per scontato.
Vivere nel mezzo
Accettare che la nostra esistenza sia un viaggio tra 0 e 100, senza mai toccare gli estremi, ci libera da una pressione enorme. Ci permette di abbracciare la complessità, di vedere le persone e le situazioni per quello che sono veramente: un misto di pregi e difetti, di luci e ombre.
Invece di inseguire un'impossibile perfezione o disperare di fronte a un presunto "niente", possiamo imparare a camminare con equilibrio su questa linea sottile. Lì, in quel meraviglioso spazio che non è mai tutto o niente, si trova la vera forza di adattarsi, di imparare, e di vivere pienamente.
Capitan Pess
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