QUANDO INIZIA VERAMENTE LA VITA? UN DIBATTITO TRA FETO, NASCITA E MEMORIA

C'è una domanda difficile che mi assilla da tempo: Quando inizia veramente la vita? È una domanda che probabilmente risuona in ognuno di noi, un quesito che sfugge a una risposta univoca e che ci porta a riflettere su cosa significhi realmente "vivere". La risposta più comune e apparentemente logica è la nascita, ma se allarghiamo lo sguardo, ci rendiamo conto che questa prospettiva è incompleta. La vita non è solo un fatto biologico, ma è anche un'esperienza, un percorso costellato di emozioni, sensazioni e, soprattutto, ricordi.


La vita come evento biologico: il feto e la nascita

La scienza ci dice che un feto è vivo. All'interno dell'utero materno, un piccolo essere cresce, sviluppa i suoi organi, il suo cuore batte e i suoi sensi iniziano a formarsi. I neonati prematuri che sopravvivono al di fuori del grembo materno sono la prova che la vita è già presente molto prima del parto. In questo senso, la vita inizia nel momento del concepimento, quando un'entità unica con il proprio DNA comincia a svilupparsi.

Tuttavia, la nascita rappresenta un punto di svolta indiscutibile. È il culmine di un processo durato nove mesi e l'inizio di un'esistenza autonoma. Da quel momento, iniziamo a interagire con il mondo esterno: sentiamo, tocchiamo, gustiamo e vediamo. Il nostro cervello, sebbene ancora immaturo, comincia a elaborare una quantità impressionante di informazioni. La nascita è un punto di partenza, un "anno zero" che ci viene tatuato sul certificato anagrafico e che celebriamo ogni anno. In questo senso, la vita è un evento concreto, un fatto indiscutibile che possiamo datare e registrare.


La vita come esperienza: il potere della memoria

Eppure, a pensarci bene, siamo davvero "vivi" prima di avere un'idea di chi siamo? Molti di noi non hanno ricordi dei primi anni di vita. Non sappiamo come ci siamo sentiti il giorno in cui abbiamo imparato a camminare, né abbiamo una chiara immagine del nostro primo compleanno. Spesso, le prime memorie che riaffiorano risalgono all'infanzia, a un'età in cui la nostra coscienza inizia a formarsi e a registrare gli eventi in modo più strutturato.

È in quel momento, quando la mente comincia a "salvare" le esperienze, che la nostra vita acquisisce una dimensione soggettiva. I ricordi sono i mattoni della nostra identità. Sono loro a dirci chi siamo, da dove veniamo e a dare un senso al nostro percorso. Se la vita biologica è un semplice avvenimento, la vita esperienziale è una narrazione. La nostra memoria ci permette di rivivere i momenti belli, di imparare da quelli difficili e di costruire una storia unica e irripetibile. Non è forse questa la vera essenza del vivere: ricordare per esistere?


Una coesistenza di due dimensioni

Quindi, quando inizia veramente la vita? La risposta non è "o l'una o l'altra". La vita è un dialogo continuo tra il concepimento, la nascita e la memoria. Il concepimento e la nascita ci danno l'opportunità e il contenitore fisico per esistere. La memoria, invece, riempie quel contenitore di significato.

Senza la nascita, non avremmo la possibilità di accumulare ricordi. Senza la memoria, la nostra vita sarebbe un susseguirsi di istanti vuoti, senza connessione e senza un filo conduttore. Vivere, in questo senso, è una danza tra ciò che è accaduto e ciò che ricordiamo che è accaduto.

Potremmo dire che la vita inizia con un fatto biologico, ma che acquista la sua vera pienezza e il suo senso solo quando iniziamo a ricordare di aver vissuto. E forse, l'importante non è tanto stabilire una data esatta, quanto rendersi conto che ogni giorno, ogni esperienza che si sedimenta nella nostra mente, è un tassello che aggiunge valore alla nostra esistenza.


Capitan Pess





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