C'è un paradosso nella vita che mi affascina da sempre, un concetto che ho maturato nel tempo, un ossimoro per la quale mi hanno sempre preso tutti un po' in giro o scherzato simpaticamente in maniera sarcastica. Riguarda il rapporto che abbiamo con le cose che possediamo.
Quando compriamo qualcosa di nuovo, che si tratti di un paio di scarpe, di un vestito elegante, di un telefono all'avanguardia o addirittura di un'automobile fiammante, c'è un'iniziale euforia. Ma insieme a quell'entusiasmo, spesso, si insinua una sottile ansia. Una paura costante di rovinare, graffiare, perdere, macchiare o rompere quel nuovo oggetto. Camminiamo con cautela, lo maneggiamo con estrema cura, lo mettiamo via con attenzione. La sua bellezza e la sua perfezione, inizialmente così attraente, diventa una fonte di stress.
Il peso della perfezione
Pensateci bene. Quante volte avete evitato di indossare quel bellissimo cappotto per paura di sporcarlo? O avete esitato a parcheggiare la vostra macchina nuova in un parcheggio affollato per non rischiare una portierata? Quante volte la "bellezza" di una cosa vi ha tolto la serenità di viverla appieno? In un certo senso, la perfezione di un oggetto ci tiene in ostaggio.
Ci impone una pressione invisibile, ci costringe a vivere con l'ansia che qualcosa possa alterarla.
La bellezza della "bruttezza"
Ed è qui che subentra il mio concetto: le cose più sono "brutte" e più sono "belle".
Non nel senso estetico del termine, ma nel senso più profondo della serenità che ci regalano.
Quando un oggetto ha già vissuto, quando ha i suoi graffi, le sue imperfezioni, la sua storia, ecco che la pressione scompare. Le vecchie scarpe da ginnastica, sbiadite e consumate, sono le uniche con cui ci sentiamo liberi di correre sotto la pioggia. La vecchia macchina, con qualche ammaccatura sulla fiancata, ci permette di parcheggiare ovunque senza pensarci due volte. La t-shirt preferita, ormai scolorita e con qualche buchino, è quella che indossiamo per mangiare sul divano senza preoccupazioni.
Questi oggetti non richiedono più la nostra protezione. Sono già imperfetti, e proprio in questa loro imperfezione risiede la loro vera bellezza.
Ci offrono una libertà che le cose nuove non possono darci: la libertà di non preoccuparsi. Ci permettono di vivere la vita, di sporcarci, di sbagliare, di usare le cose per quello che sono, senza il fardello dell'ansia.
Quindi la prossima volta che vi sentirete in ansia per un oggetto nuovo, ricordate questo paradosso.
Forse la vera bellezza non è nella perfezione immacolata, ma nella storia, nelle imperfezioni e, soprattutto, nella tranquillità che le cose "brutte" ci regalano.
Capitan Pess
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