L' ECO SILENZIOSO DELL' ULTIMA VOLTA

 

C'è una malinconia intrinseca in certi ricordi, non per ciò che è accaduto, ma per la mancanza di consapevolezza che lo ha accompagnato. 

Un'ombra sottile, quasi un velo di rimpianto, si posa su momenti che, al tempo, sembravano infiniti e insignificanti allo stesso tempo. 

Parlo di quelle "ultime volte" che abbiamo vissuto senza saperlo, senza la minima idea che stessimo tracciando l'ultimo cerchio di un'era.

Pensate a quando eravamo ragazzini. L'estate si allungava pigra, punteggiata da risate, avventure improvvisate e serate trascorse a costruire capanne improbabili o a chiacchierare con gli amici.

Ogni giorno si fondeva nell'altro, una successione di attimi che sembravano non avere mai fine. 

Eravamo circondati dagli amici di sempre, volti familiari, voci che conoscevamo a memoria. Giocavamo a calcio nel campetto sotto casa o all'oratorio fino a quando il buio non inghiottiva la palla, o passavamo ore a chiacchierare su un muretto, sognando un futuro che sembrava lontanissimo eppure imminente.

Era bello confrontarsi, era bello sognare.

Ma in mezzo a quell'eternità apparente, c'è stata un'ultima volta. 

Un' ultima partita tutti insieme, un'ultima partita nostra, un'ultima risata condivisa sotto il cielo stellato, un ultimo sguardo prima di salutarsi per la notte. 

Non lo sapevamo, vero? 

Nessuno di noi lo sa mai. Non c'era un conto alla rovescia, nessuna campanella a segnare la fine di un'epoca. Era solo un altro giorno, un'altra serata, un altro arrivederci che diventava un addio.

Ma la bellezza e la crudeltà di questi momenti risiedono proprio in questa inconsapevolezza. 

Se avessimo saputo, forse avremmo stretto di più quegli abbracci, avremmo prolungato quelle conversazioni, avremmo inciso ogni dettaglio nella nostra memoria con la precisione di un cecchino. 

Invece, abbiamo lasciato che quei momenti, così importanti, fluissero via, come sabbia tra le dita, convinti che ci sarebbero state, come sempre, infinite altre occasioni.

E poi, un giorno, ti svegli e ti rendi conto c'è stata davvero un' ultima volta per ognuno di quei momenti meravigliosi. 

L'amico d'infanzia si è trasferito in un'altra città, gli interessi sono cambiati, la vita adulta ha reclamato i suoi spazi. 

Le strade si sono biforcate, e senza che tu te ne accorgessi, il cerchio si è chiuso. 

Non c'è stato un addio formale alla nostra giovinezza spensierata, solo un lento e impercettibile scivolare via verso il futuro.

Questa malinconia non è un rimpianto per ciò che è andato perduto, ma piuttosto un'accettazione agrodolce del flusso inesorabile del tempo. 

È la consapevolezza che la vita è fatta di infinite "ultime volte" non annunciate, di porte che si chiudono silenziosamente dietro di noi. 

E forse, è proprio in questa consapevolezza tardiva che risiede una lezione preziosa: quella di imparare a gustare ogni istante, ogni risata, ogni incontro, come se fosse l'ultimo. 

Perché, in fondo, lo scenario potrebbe cambiare domani... E l'eco silenziosa di quella consapevolezza, anche se postuma, ci ricorda la fragilità e la bellezza dei nostri giorni.

Diamogli valore.



Capitan Pess




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